134 Visioni Melodiche Spazio Fluido
– Ho conosciuto Claudio una sera di novembre durante il mio lavoro, e scambiando due parole abbiamo scoperto di avere una cosa in comune: l’amore per l’arte. Sono molto felice e soddisfatta di aver contribuito alla realizzazione di questo progetto. Leggendo il contenuto, mi sono accorta di rispecchiarmi in alcune parole che mi hanno colpita particolarmente. Quest’ultime hanno migliorato in me la visione della vita e dell’arte stessa, mi hanno trasmesso una sensazione di leggerezza e serenità, una sensazione positiva. “Più si cresce e più si resta soli, più si capisce e più incompresi si diventa, più si scopre e più bisogna coprirsi, più si vive nel miracolo e più tutto il resto diventa banale. Il vero è vedersi per come si è, e non per come gli altri si riflettono in noi”. Sono molto grata a Claudio, una persona precisa, puntuale, professionale e generosa. Credo che ci sia bisogno di avere nella vita più persone come Claudio, poiché evidente il suo animo buono e la sua semplicità. Questa esperienza lavorativa mi ha dato molto, sia a livello professionale che a livello umano. Spero ci sia nuovamente l’occasione di collaborare e raggiungere nuovi obbiettivi insieme. (Simona Bongiorno) / ISBN 979-12-5585-384-8
Un discreto contributo, uno storico che racchiude in sé le persone care, che hanno contribuito nel percorso indipendente dell’edificare un pensiero che ha varcato oceano. Chi mi conosce, chi mi vuole bene, non può non avere questa testimonianza, questo piccolo traguardo in casa propria. Grato / Proprio oggi, il sette Marzo 2007, varcavi lo spazio celeste, ed io oltre quel mondo udivo i tuoi passi. In quel periodo stavo sviluppando imprints New York, vivevo a Manhattan e ogni momento ero impegnato da questo progetto molto ambizioso oltre che rischioso, erano passati ancora pochi anni dalle Torri Gemelle. Nel vivere la Grande mela la sincronia era complice nel portare a termine in maniera stupefacente quel sogno di unire le persone in una profonda impronta di responsabilità nei confronti non solo di Madre Terra ma di tutta l’Umanità. Il sei mi trovavo al Central Park e fui attaccato da una strana sensazione, quando tornai a casa, precisamente a Mulberry Street, per le scale sentii delle presenze, ombre che mi sfioravano. Entrai a casa e mi misi in meditazione, poi telefonai a mia madre che mi tranquillizzò che era tutto ok. Cicetto, come lo chiamavamo affettuosamente noi nipoti, era a letto in uno stato oramai quasi vegetativo, per quanto la limitazione considera quello stato privo di pensiero, per me invece rappresenta un pensiero complesso che tutto sente e comunica sotto altri denominatori. Prima che partissi, fronte con fronte ci eravamo ripromessi di riabbracciarci ancora. Il giorno prima di fare rientro in Sicilia, per la troppa stanchezza, mi ero fatto molto male alla caviglia. Ricordo come ieri, il saltellare di gioia con un piede per riabbracciarlo, ma appena entrai nella sua stanzetta, quel letto era vuoto e mi fece sprofondare in un pianto di vero amore, credo sia stata l’ultima volta che ho pianto. Il caso: a Trecastagni, Cicetto aveva fatto progettare una casetta davvero carina a mio padre, in quel terreno ovunque spuntavano mimose, era un giardino di rose e mimose. Per me la festa delle donne e anche un bacio eterno col mio nonnino. Anche se non è presente fisicamente, solo il pensarlo mi sostiene e nutre di tutti i valori che lo rendevano un uomo raro e saggio. (Un pezzo della mia storia)